“Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita” Proverbi 4:23
Troppo spesso leggiamo questo versetto e siamo sempre più convinti che dobbiamo occuparci in qualche modo del nostro cuore. Ci sono molte cose nel nostro cuore che forse non ci piacciono. che vorremmo cambiare e che sentiamo non ci stanno portando dove vorremmo.
Poniamoci delle domande. Dio parla in modo semplice perché il suo intento non è tenerci all’oscuro né non farci capire cosa ci vuole dire. Senza troppe filosofie: a chi si rivolge questo verso? A NOI. Dio non farà per te e al posto tuo qualcosa che ti sta dicendo di fare tu stesso.
“Signore cambia il mio cuore” – certamente Dio vuole darci un cuore di carne e non di pietra, vuole mettere le sue parole nel nostro cuore, ma la responsabilità di CUSTODIRE il nostro cuore è SOLO NOSTRA. Lui ci darà la forza, ci sosterrà…ma dovremo farlo noi. La mentalità pensare e pregare chiedendo a Dio di cambiare il nostro cuore non ci porta al cambiamento che desideriamo.
La seconda domanda è: perché Dio ci spinge a custodire il nostro cuore? E’ nel nostro cuore che si generano i pensieri. Il cuore è quella parte che comprende i pensieri, i desideri, ma anche le emozioni. Se vuoi diventare migliore, devi riprogrammare la tua mente, ricondurla verso i pensieri giusti, verso quei pensieri che potranno influenzare il nostro comportamento. Prima di fare devi ESSERE. Non esiste un modo per andare al contrario. I frutti dello Spirito sono frutti, non possono nascere se non c’è l’albero giusto. Che tipo di albero sei? Le Scritture non ci dicono forse che “dall’abbondanza del cuore la bocca parla”? Ciò che esce, ciò che facciamo (comportamenti) è strettamente collegato a ciò che siamo dentro.
La terza domanda: come si fa? In tanti anni nella fede ciò che ho sentito più spesso è: se vuoi custodire il tuo cuore devi riempirlo della Parola di Dio, quindi leggere, pregare, frequentare le riunioni in chiesa, perché più ascolti più si imprime in te la Parola. Tutto questo è vero, ma solo in parte. A volte queste attività lodevoli non sono intenzionali, diventano il frutto di un comportamento meccanico che portiamo avanti perché viviamo in un certo contesto e in un certo gruppo. Quanto può trasformarci un’azione compiuta senza essere programmata intenzionalmente e senza averci riflettuto e fatta nostra?
La fede è certezza di cose che si sperano ma non si vedono. La fede porta all’esistenza le cose che non sono. Ciò che diciamo a noi stessi ha un’influenza sua tutta. la nostra vita. Dove si sperano le cose che desideriamo? Nel nostro cuore! Quel cuore che noi dobbiamo custodire.
Ora scrivi ciò che desideri per la tua vita. Cosa speri? Il cuore è anche la parte emotiva non solo razionale, il cuore è la sede dei pensieri ma anche delle emozioni. Cosa davvero desideri più di ogni altra cosa in questo momento? Cosa speri con tutto te stesso? Che ti fa scalpitare se ci pensi? Scrivilo. Scrivi anche il perché lo desideri, questo metterà a nudo le tue motivazioni. E ora scrivi come voi raggiungerlo. Leggi tue dichiarazioni, falle tue. Dio ti aprirà la strada che dovrai percorrere, la metterà davanti a te.
Infine la quarta domanda: quando? Nel silenzio del tuo risveglio. Sì hai capito bene: al tuo risveglio. Inizia la tua giornata nell’atteggiamento giusto e nella giusta predisposizione del tuo cuore.
La prima cosa che viene in mente parlando del silenzio è di pensare a un tempo o un luogo caratterizzato dall’assenza della parola, l’immagine che si accompagna è quella del vuoto, della solitudine. In realtà il silenzio è il grembo da cui nasce la parola carica di verità. Dichiara la tua fede, ciò che hai scritto poco fa e lascia che nel silenzio della tua preghiera Dio ti seduca. Nel silenzio e nel deserto Dio ci parla, come ci attesta Osea: «io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,6)
Gesù dice: «Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,7).
Gesù ne ha dato esempio più volte: prima di iniziare la sua vita pubblica (Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), prima di dare compimento, mediante la sua Passione, al progetto di amore del Padre (Lc 22,41-44), prima di scegliere e chiamare i Dodici (Lc 6,12), prima che Pietro lo confessasse come «il Cristo di Dio» (Lc 9,18-20). Ai discepoli di ritorno dalla loro missione: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi in po’» (Mc 6,31).